Lavorare in ospedale ai tempi del Covid-19

Lavorare in ospedale durante questa epidemia di Coronavirus vi assicuro, non è per niente facile. Mille pensieri girano in testa. Capisci che ogni persona che incontri, ogni paziente con cui viene a contatto, ogni secondo di lavoro può essere decisivo per la tua salute e per quella degli altri. Bisogna stare concentrati. Non c’è margine di errore. E questo alla lunga ti logora, ti sfianca e ti innervosisce. Almeno che uno non sappia quali siano le ragioni che ti muovono ad affrontare questo virus in prima fila.
Vi voglio raccontare brevemente quali siano le strategie che ho imparato (o reimparato) per affrontare il Drago  lavorando in una palestra di sport dedicato ai nostri ragazzi malati di tumore.
1. Scaricare la tensione. Fondamentale.La palestra nasce come luogo in cui ritornare alla normalità (e cosa ci sia più normale dello sport non lo so) e per dimenticarsi dei problemi. Chi con 15 minuti di cyclette a tutta velocità, chi con un balletto hip hop, chi tirando 4 pugni al sacco di boxe appena arrivato. Fondamentale
2. Avere pazienza. I nostri ragazzi in questo sono maestri. È uscito anche un “Tumorial” su questo. I nostri ragazzi erano cinture nere di mascherine e guanti prima ancora che la maggior parte delle persone sapesse cosa fosse una FFP2. Sanno benissimo cosa vuol dire essere costretti in un minuscolo spazio Vitale. E ce lo insegnano tutti i giorni.
3. Non abbattersi, trovare delle strade alternative per affrontare i problemi. Mentre molte persone sono a casa a cercare modi per fare il lievito in casa tra  una maratona di serie TV e la conferenza stampa di Borrelli i messaggi che ci arrivano sono “Mi mandi un video con gli esercizi da fare a casa per quel mio problema alla gamba? “Oh Marco, ho fatto gli addominali, prima ne facevo 2, adesso sono a 3 serie da 20. Non pensavo fosse possibile”. Strategie nuove in tempi avversi che sfidano chi li aiuta ad inventarsi maniere nuove di affrontare i problemi. Bellissimo.

Non voglio dilungarmi. Ho sonno e domani in palestra mi aspetta una ragazza di 10 anni amputata a cui ho promesso una lezione di HipHop. Devo imparare i passi se no si arrabbia.

Un’ultima cosa. Chesterton diceva che “Le fiabe non raccontano ai bambini che i draghi esistono. I bambini sanno già che i draghi esistono. Le fiabe raccontano ai bambini che i draghi possono essere sconfitti

Oggi il drago si chiama Coronavirus, per chi ci conosce il drago si chiama Cancro. Non cambia. Affrontiamolo insieme.

Marco

Fisioterapista presso la Pediatria Oncologica
Fondazione IRCCS
Istituto Nazionale dei Tumori di Milano

 

 

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