La storia di Marta

Sono stata curata all’INT tra il 2016 e il 2017, quando avevo 13 anni. Dopo quell’esperienza ho avuto bisogno di allontanarmi dal mondo dell’ospedale, perché tutte le volte che ci mettevo piede ricordavo solo il dolore provato lì dentro. 

Crescendo, però, ho iniziato a rendermi conto che la malattia, per quanto negativa, è stata una parentesi importante nella mia vita, che in qualche modo ha contribuito a rendermi quella che sono oggi. Volevo quindi provare a trarne anche qualcosa di positivo, cercando di restituire gratitudine all’ospedale che mi aveva salvato la vita, al Progetto Giovani. 

Il primo incontro a cui ho partecipato, nel febbraio del 2020, era già in modalità online a causa della pandemia. La cosa che mi ha colpito è che, anche se magari non ci si conosce ancora bene, c’è un sottofondo comune che porta a sentirsi vicini fin da subito senza usare troppe parole. Se hai un problema, una paura o una preoccupazione c’è sicuramente qualcun altro che ci è già passato prima di te ed è sempre disponibile ad aiutarti, e potersi confrontare tranquillamente su quello che stai vivendo ti aiuta ad accettare la malattia e quindi ad affrontarla con uno spirito diverso. 

I progetti che realizziamo insieme ci offrono dei mezzi, come l’arte e la magia, per poter esprimere emozioni e sentimenti anche quando le parole sono difficili da trovare. Gli adulti che lavorano con noi ci ascoltano davvero e questo rende il Progetto Giovani ancora più speciale. Il dottor Ferrari è una persona straordinaria per la passione che ci mette. Alice, che sa trovare e far emergere i punti di forza di tutti, è riuscita a farmi riavvicinare alle mie passioni artistiche. E poi c’è Matteo che capisce perfettamente i tuoi problemi, ma allo stesso tempo ha la capacità di starti accanto sdrammatizzando e rendendo tutto più leggero.

Marta, 19 anni

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