Quando ti diagnosticano un “sarcoma sinoviale di II grado” a tredici anni tu non hai la minima idea di cosa voglia dire, nemmeno lontanamente. Eppure, nonostante questa tua ‘ignoranza’, cominci a soffrire per tantissime cose, cose che principalmente non ti spieghi. Per esempio, una delle domande che mi dava noia in quel periodo – perché ripetuta più volte al giorno e da diverse persone – era: “ma sei sicura che non fumi?”. Eh no, ragazzi, io a quell’età non sapevo nemmeno come era fatta una sigaretta. E sentirmi ripetere questa domanda mi faceva andare fuori di testa. Eppure, mi sono ammalata. Ad un polmone. Non me ne facevo una ragione e per anni (tanti) non sono mai riuscita ad accettare un’infinità di domande che mi venivano poste o spiegazioni che mi venivano date. Nella mia testa io non meritavo di essere lì e di dover affrontare quella situazione. La perdita dei capelli, la mancanza di appetito, il guardarmi ogni giorno allo specchio e sentirmi diversa. Il non poter andare a scuola. Il non poter passare la vigilia di Natale con le persone che amavo. Mentre i miei amici aspettavano irrequieti la scelta del vestito per il ballo di fine anno, di andare a giocare al parchetto il sabato pomeriggio, il loro primo bacio, io mi trovavo senza capelli e in attesa di un altro ciclo di chemioterapia.
Questa è solo una piccola parte di ciò che ho vissuto sulla mia pelle, qualcosa che mi ha cambiata per sempre. In meglio, sotto certi aspetti. In peggio, sotto tanti altri.
Io sono soltanto un minuscola goccia in un oceano di vite che vedono i propri sogni infrangersi in un attimo e senza una motivazione. E faccio anche parte dei più fortunati. Ma la verità è che per ogni motivazione che abbiamo per buttarci giù, ce ne sono cento per le quali dobbiamo trovare la forza di rialzarci. E con qualcuno al proprio fianco che ci comprenda nel profondo, è sicuramente tutto felicemente più facile.